venerdì 11 settembre 2015

Foto di Viaggio







Il capanno costruito da noi

Le grandi buche che facevamo ogni giorno



Come viaggiavamo














Tutte le foto:







































giovedì 10 settembre 2015

La spiaggia dei tronchi smuove l'inconscio.

Dunque, avevo in mente di raccontare vari momenti interessanti delle vacanze
ma gli impegni sono tanti in questo periodo per cui ne racconterò uno
e per il resto ci sono le foto.

______________________

La spiaggia dei tronchi.

La capanna che abbiamo costruito noi.
C'è una spiaggia a Marina di Grosseto che mi smuove l'inconscio.
E' lunga un paio di kilometri ed io ne ho visti solo i primi trecento metri.
C'è una spiaggia a Marina di Grosseto che per come l'ho vissuta io
sembra rimandare a dimensioni inconsce.
E' una spiaggia selvaggia, fa parte del parco,
è viene lasciato che faccia il suo corso naturale.
La sabbia è piena di piccoli detriti naturali
mentre la spiaggia è piena di molte specie di piante, tra cui varie piante spinose,
ed è piena anche di molti tronchi di alberi portati dal mare.
Li vicino sfocia l'Ombrone che raccoglie molti alberi caduti
nel Parco dell'Uccellina e li porta nel mare. Il mare poi getta i tronchi lungo le spiagge.



E nel vedere e vivermi la bellezza di una spiaggia selvaggia
penso a come è bella la spiaggia piena di tronchi, legnetti e vegetazione.
Penso: come sono state ridotte male molte spiagge per farci gli stabilimenti balneari.
Ma soprattutto penso: mi sembra l'inconscio troppo spesso bistrattato,
allontanato, bloccato per la paura di ciò che potrebbe contenere.

Molte persone, con i tronchi degli alberi che si trovano sulla spiaggia,
costruiscono capanne. Capanne grandi e piccole. Di tutte le forme.
Anche noi ne abbiamo costruite due o tre.
Scavi una grande buca, ci pianti dentro un tronco grande a forma di Y,
blocchi bene il tronco e poi agganci alla Y tanti altri tronchi per formare
il tetto della capanna. Vengono bene, vengono belle
e funzionano: anche quando fuori il caldo è insostenibile,
dentro c'è l'ombra ed il fresco che sale dalla sabbia.

Questo rapporto diretto con la natura non domata
e questo trovarsi a costruire capanne, sentivo,
quando ero li, che mi rimandava a dimensioni umane antiche:
era come rivivere il momento in cui gli uomini abbandonano
le caverne e si inventano le "case".
Era come toccare con mano la creatività umana
che interviene nel mondo e fa comparire ciò che non c'era.



Due kilometri di spiaggia libera, selvaggia, piena di capanni.
Avrei voluto vederla tutta ma la passeggiata era troppo lunga per i nostri bambini
e non vi sono altre vie di accesso perché verso l'interno c'è il parco che la protegge.
Ne abbiamo visto una parte.

Camminare lungo quella spiaggia mi sembrava
rappresentare un tuffo nell'inconscio, un tuffo nella libertà.
E devo dire che in questo rappresentare un tuffo nella libertà
la spiaggia muoveva anche vaghi pensieri di bramosia o paura.
La curiosità di scoprire rischiava di sconfinare nella bramosia
di voler saltare i passaggi per riacquistare una dimensione perduta.
E veniva allora la paura di confondersi, di fare della libertà
il diritto a fare qualunque cosa scordando che
"la libertà è l'obbligo di essere esseri umani" (Fagioli).
Ma poi il rapporto con i bambini richiamava alla verità umana della vita:
la realizzazione sta nella disponibilità verso gli altri.