mercoledì 24 dicembre 2014

lunedì 22 dicembre 2014

Secondo e Terzo Anno.

Tre anni. Tre anni difficili. Abbiamo affrontato difficoltà enormi in questi tre anni
Abbiamo affrontato un primo anno in cui la prematurità si è fatta sentire
come irrequitezza, bisogno enorme di conferme, notti insonni sempre.
Noi abbiamo messo tutto il nostro impegno psico-fisico ma abbiamo spesso raggiunto
livelli di stanchezza che non credevo esistessero.
Nel secondo anno è arrivata l'oppositività dura (che ancora riemerge con una certa frequenza)
e la ricerca estenuante di una dialettica.
Con il secondo anno è iniziato anche un profondo lavoro interno
da parte nostra. Il secondo anno richiama per qualche motivo l'adolescenza
(autonomia, primi passi, ...) e ci ha costretti a rivedere quello che è stata la nostra adolescenza:
curare i fallimenti dell'adolescenza è un lavoro profondissimo a cui i bimbi ci
hanno costretto e ci costringono tutt'ora.
Il terzo anno dei bimbi è stato ancora un anno di fatica e dolore.
L'asilo nido (di mattina) è stato un impegno grande per i bimbi:
da un lato il nido li ha fatti aprire verso il mondo, dall'altro ha richiesto
loro uno sforzo enorme le cui conseguenze hanno poi costantemente riversato su di noi.
Il terzo anno è stato anche l'anno del mio tumore
che ha complicato tutto oltremisura e mi ha costretto ad affrontare
il passato ancora più a fondo.

Eppure. Eppure qualcosa abbiamo fatto.
Abbiamo lottato sempre per proteggere una ricerca
che tendesse a dare spazio alla realtà interna dei bimbi,
al loro linguaggio fatto di posture, corpo ed immagini.
Abbiamo lottato per fare un lavoro che cercasse una risposta di contenuto umano
da dare ai bambini. Piuttosto che dare una risposta solamente materiale e perciò anafettiva.

Adesso. Dopo tre anni di fatica estrema ci sembra di cominciare a vedere
che qualcosa abbiamo fatto. Qualcosa abbiamo protetto.
E forse non abbiamo fallito.

Forse abbiamo protetto il contenuto umano, l'identità, la vitalità, lo spessore
dei bambini. E ci sembra di cogliere tutto ciò nei loro gesti, pensieri, movimenti e parole.

Io e Maria Carla siamo matematici di formazione
ma forse teniamo più agli aspetti umani che a quelli logici.
Così facciamo anche in classe quando insegniamo a scuola
e la cosa bella e strana e che poi questo fa si che ai ragazzi
piaccia la matematica.



ciao,
guzman.



mercoledì 17 dicembre 2014

Ritmi.

Tum Tum, Tatatà.

Luca ha imparato a fare questo ritmo battendo le mani.
Lo ha imparato all'asilo. E' un bell'asilo, c'è un bel clima disteso.
Vorrei pensare che parte della sua voglia di conoscere e imparare
viene dal nostro aver protetto e stimolato le sue possibilità.
Luca ama i libri e vuole sempre che qualcuno gliene legga tanti.

Linda invece disegna sempre meglio e nel disegnare sfrutta una complessità
e varietà di idee e strutture che mi lascia affascinato.
Linda ama le filastrocche, le storie ed suoi "bambini" (i bambolotti).
A Linda piacciono le cose da femmine: collane, smalti, braccialetti, ...
Linda ha una particolare sensibilità per il contenuto umano degli altri.
"Perché quel signore è arrabbiato?", "Perché quella mamma è brutta?" mi chiede.

Mi tocca nel profondo l'affettività che mettono in ogni gesto, in ogni azione,
in ogni decisione. Mi fa sentire di dover far tanto per loro.
Mi fa sentire che sono ancora tanti e grandi i passi che devo fare
per essere abbastanza sano da non sciupare il loro contenuto umano.
Per essere abbastanza sano da opporre rifiuti puliti quando sono necessari.
_______

E' stato un periodo impegnativo per noi.
Siamo al lavoro tutti e due ed i bimbi vanno all'asilo solo di mattina.
Insegniamo in una scuola per nulla facile ed usciamo stanchi dal lavoro.
La sera, dopo aver giocato tutto il pomeriggio con i bambini e dopo averli messi a letto,
ci troviamo alle 10 o alle 11 a dover preparare ore di lezione per il giorno dopo.
Andiamo a letto tardi ed i bambini ci svegliano ancora molte volte nella nottata
per il latte. La sveglia del mattino arriva come una mazzata.
Però i bambini stanno bene e questo ci aiuta a sforzarci
in attesa di ritmi meno estenuanti.
Stiamo anche provando a preparare le lezioni il pomeriggio
mentre i bimbi giocano da soli ma non sempre è facile.

Si tratta di tenere.
Lo sapevo a priori che si trattava di tenere.
Non fare vuoti. Non credere al vuoto.
Perché "arriva l'inverno, il lavoro importante, per dare a tutti un'altra estate".

Ritrovare i propri spazi, i propri ritmi, i propri tempi.
Dopo due anni con due bimbi piccoli
ed un anno con due bimbi piccoli ed un tumore da affrontare,
tutto è da reinventare adesso e spesso non viene facile.

Ma Linda cresce e racconta del suo interesse per gli altri.
Linda cresce ed è esigente, estremamente esigente, perché così è per natura e vissuto,
perché così l'ho voluta lasciar essere io.

E Luca cresce e racconta dei suoi interessi,
della sua libertà, dei suoi pensieri.
E' vitale Luca e così lo abbiamo lasciato essere.

Ed allora, forse, il vuoto passa perché non può esistere.
Il ricordo dei propri fallimenti umani lascia spazio
alla memoria dei bambini che eravamo
ed alla forza che avevamo nel far passato il passato
per affrontare con affetto il presente.
Perché annullare il qui e l'ora è la pulsione più distruttiva
per la mente dei bambini che si possa avere.

______________________

Libertà.




Teatro.

Spazi.


foto fatta da Linda
Disegni.

Usando solo i disegni più interessanti di Novembre, abbiamo tappezzato una grande parete,
eccone una piccola parte:




Arrampicate.



Altre foto di Ottobre.
Altre foto di Dicembre.
[varie foto sono state fatte da Linda].

ciao,
guzman.










martedì 18 novembre 2014

Mamma con bambina

"Mamma con bambina" di Linda.
La bambina è attaccata alla gamba della mamma mi ha spiegato Linda.


La "scritta" sulla destra è invece la firma.

ciao,
guzman.

lunedì 10 novembre 2014

Idee pratiche

Come sapete, noi ci divertiamo a pensarle e provarle tutte
quando si tratta di cercare la strada per far bene con i bambini.
Anche se a dire il vero, non è propriamente vero che "le pensiamo tutte":
più semplicemente ci lasciamo trasportare dalla corrente.

In questo post, molto pratico, voglio raccogliere alcune delle idee
che abbiamo sperimentato per rendere la nostra casa stimolante per i bambini.
E quando dico stimolante non intendo dire semplicemente a misura di bambino,
ma effettivamente in grado di mettere i bambini in condizioni
di sviluppare le loro potenzialità.

- Niente specchio. Quando si tratta di arredare una casa per i bambini
tutti consigliano di mettere uno specchio in cui i bambini possono guardarsi.
"Lo specchio aiuta il bambino a trovare la sua immagine", ecc.
Niente di più falso secondo me. L'identità e l'immagine di se stessi,
quella che conta, viene da dentro, viene dai rapporti, non da fuori,
non c'entra nulla lo specchio.

- Niente porta del bagno (oppure porta aperta). Ne ho già parlato.
Per i bambini piccoli (sotto ai 3 anni) poter vedere cosa succede in bagno
è utile, importante, istruttivo. Non c'è niente di speciale da nascondere:
si fa pipì e popò.
Ed i bambini cominciano così a capire come si fa a fare pipì e popò,
da dove escono, come siamo fatti, ecc.
Adesso che i bimbi hanno compiuto 3 anni, la porta del bagno l'abbiamo messa
ed a loro, in effetti, del funzionamento del bagno non frega più niente
(adesso si interessano al funzionamento della serratura della porta).

- Tavolo basso. Per il primo anno di vita dei bimbi, abbiamo mangiato
con una tovaglia a terra insieme a loro. Poi abbiamo messo un tavolo basso per tutti (adulti compresi)
attorno al quale i bambini possono sedersi autonomamente: sono liberi di sedersi,
di servirsi, di mangiare, di andarsene, quando vogliono.


- I letti sono materassi. Per adesso i letti dei bambini sono semplicemente materassi in terra
(due grandi materassi a due piazze). In questo modo il letto diventa, di giorno, spazio per giocare,
per saltare, per fare capriole. I materassi possono essere spostati, tolti per lasciare libero tanto parquet oppure usati per fare capanne.
Un letto vero e proprio forse aiuta a dare raccoglimento al bambino ...
per il momento la possibilità di organizzare lo spazio secondo le esigenze
ci sembrava troppo bella.



- Parquet. Abbiamo parquet quasi ovunque, per poter giocare in terra comodamente.

- Pochi mobili, davvero mobili. Abbiamo ridotto i mobili all'essenziale.
Ci sono varie scaffalature aperte con molto materiale a portata dei bambini.
Ci sono vari cassoni con le ruote che si possono spostare a seconda dei momenti.
Per il resto abbiamo lasciato tanto parquet libero
dove si può giocare, ballare, correre, andare con i mezzi a spinta, rotolarsi, ecc.
Pensiamo che la possibilità di usare il corpo sia importante per i bambini.



- Parkour. Con i cassoni ci divertiamo spesso a creare dei percorsi
che di solito terminano con un grande salto sui loro materassi:
I bambini salgono dalla scala o dalla cassapanca bassa per andare sul cassone alto e poi saltare sui materassi.
(Il parkour, è quella disciplina spettacolare, ma pericolosa, che "consiste nell'eseguire un percorso, superando qualsiasi genere di ostacolo vi sia presente con la maggior efficienza di movimento possibile, adattando il proprio corpo all'ambiente circostante". Per gioco abbiamo preso a chiamare i nostri percorsi, parkour).

- Tutto (o quasi) alla loro portata. Quasi tutto è alla portata dei bambini. Certamente lo sono i loro giochi, i loro materiali, i loro vestiti. Ma anche il nostro materiale è alla loro portata. Abbiamo escluso
solo ciò che è veramente pericoloso come i coltelli molto affilati. Per il momento non è mai successo che abbiano sciupato qualcosa di noi adulti.

- Tanti libri ben esposti. I libri aprono la mente. Ne proviamo tanti. Quelli che atteschiscono di più li mettiamo (oppure li mettono i bambini) negli scaffali vicino ai letti che permettono di averli con le copertine ben in vista (vedi foto precedente). Avere il colpo d'occhio sui libri in uso al momento, rende molto più facile ai bambini avere voglia di prenderli e decidere quale prendere.

- Stanza dei giochi. Come avrete capito per il momento casa nostra sembra più un scuola materna che una casa. Abbiamo, per quanto ci è riuscito, cercato di rendere tutto accessibile ai bimbi.
Vi sono però due stanze speciali.
C'è una stanza che è riconosciuta come stanza di noi adulti: i bimbi vi hanno libero accesso ma sanno che è la nostra stanza in cui decidiamo noi adulti.
C'è una stanza dei giochi: gli adulti vi hanno libero accesso ma hanno imparato a capire
che in tale stanza decidono tutto i bambini. I bambini decidono come disporre i materiali (per lo più se ne occupa Luca), dove e cosa dipingere sui muri, quale sia la funzione dei giochi, ecc.


- Cupola.  Abbiamo messo nella stanza dei giochi una cupola per arrampicarsi. I bambini la adorano
ed è molto stimolante. Linda ha inventato molte posizioni e sequenze interessanti (capriole, testa in giù, ecc).

- Lasciare che lo spazio si organizzi da solo. Piuttosto che pensare la casa a priori, preferiamo lasciare che la casa cresca insieme a noi ed ai bambini. Preferiamo che la casa cresca da sola, piano piano, intorno alle esigenze ed alla fantasia di ciascuno di noi. Avremmo potuto arredarla secondo i soliti schemi fin dall'inizio ma ci è sembrato molto più stimolante lasciare a tutti la possibilità di provare a organizzare gli spazi.
Mi domando: è più sano e istruttivo organizzare e tenere la stanza dei giochi ben in ordine o lasciare i bambini liberi di gestirla come vogliono? Voglio dire, c'è più conoscenza dello spazio e delle sue caratteristiche da parte del bambino quando lo spazio è ordinato o quando è gestito dal bambino stesso?
E' una domanda che ci siamo posti onestamente. Però poi Luca ci dice che per lui gestire il suo spazio liberamente è molto importante e ce lo dice chiaramente, senza mezzi termini. Ed allora a noi piace ascoltarlo e pensare che se lui pensa così è perché sa che il suo ordine mentale è almeno valido quanto il nostro.

- Tanto legno grezzo. Abbiamo una casa in cui molti mobili sono di legno grezzo.
Questo rende possibile modificarli, colorarli, smontarli e riusarli in altro modo (la scala e lo scaffale con i libri, in una delle foto precedenti, sono fatti con legno riusato da altri mobili).
Quando i mobili sono di legno grezzo non ci si ammala perché i bimbi ci fanno un graffio o un frego.
Pensiamo che la casa sia un posto in cui poter vivere liberamente
e non che la casa sia un limite alla libertà della vita.

- Disegni, pareti, esposizioni. Disegnare è un'attività importante e bella. I bambini hanno sempre
a disposizione tanta carta, pennarelli, penne e matite, acquarelli, tempere.
Se non bastasse hanno a disposizione le pareti della stanza dei giochi dove disegnare e dipingere liberamente:



E se proprio uno non è contento può sempre disegnarsi addosso (come fa spesso Linda):


Da un po' di tempo abbiamo iniziato anche ad incorniciare ed appendere alcune delle loro opere alle pareti (vedere una delle foto precedenti). Questo fatto è piaciuto molto ai bambini.

Tane e nascondigli. A casa abbiamo varie tane e nascondigli: una piccola tenda da circo, un cassone in cui entrare, la cupola che può diventare rifugio quando coperta da un lenzuolo, ...
Tane e nascondigli sono importanti per la fantasia dei bambini in quanto legate all'idea di identità.
Penso in effetti che dovremmo crearne di più.

Niente televisione. Siamo da moltissimi anni abituati a stare senza televisore in casa.
Le serate vanno inventate.
Pensiamo che leggere, disegnare, saltare, giocare siano attività più interessanti
per un bambino di quanto lo sia stare seduti a guardare un cartone animato.
Non riesco bene a trovare la motivazione di fondo di questo pensiero ma so che questa
ruota intorno alle parole: passività, velocità delle informazioni, freddezza delle immagini,
solitudine, staticità del corpo.
Credo che tutto questo rimanda in qualche modo a una situazione di basso apprendimento
ma soprattutto, e questo è ciò che non mi piace, di bassa affettività.

Niente computer per adesso. Per motivi simili a quelli appena descritti per il momento
non abbiamo introdotto i bambini neanche all'uso del computer.
L'aspetto di passività può non esserci al computer e pensiamo che al computer
si possano fare delle attività interessanti. Tuttavia continuare a lavorare con carta, penna, colori, forbici, ... ci sembra ancora fondamentale per un bambino di 3 anni
per cui pensiamo che l'uso del computer può aspettare.
(Ho letto recentemente un articolo in cui si raccontava di uno studio che mostra
come la sempre più diffusa incapacità dei ragazzi di scrivere in corsivo
si traduce poi in incapacità di creare frasi e pensieri elaborati).

L'orologio delle attività. Abbiamo pensato di creare un orologio delle attività:


Abbiamo preso un orologio vero e funzionante ed abbiamo disegnato alcune
delle attività della giornata al posto dei numeri delle ore.
Abbiamo lasciato una lancetta sola così l'interpretazione dell'orologio è molto più diretta
ed ovviamente l'orologio sta alla loro altezza.

Era solo un'idea, un tentativo.
Ai bimbi è piaciuto tanto ed hanno capito come funziona.
In effetti è una cosa che ha grande interesse per loro: capire quando si deve andare a scuola,
quando si deve andare a nanna, ecc.
Via via crescerà.


La freccia della settimana. Analogamente a quanto fatto per l'orologio abbiamo tentato
una semplice idea anche per rappresentare i giorni della settimana
e per permettere ai bambini di orientarsi in questa direzione.


Si tratta per ora di un semplice foglio attaccato al muro con 5 pallini blu e 2 pallini rossi.
C'è poi una freccia adesiva per indicare il giorno in cui siamo.
Anche questa idea ha avuto più successo del previsto ed i bambini si sono affezionati al foglietto
sul muro perché permette loro di sapere tra l'altro quando si va a scuola e quando no.

Un esempio. Più di un anno fa Luca prese la scatola del trapano e mi chiedeva a cosa servisse.
Detto fatto ho preso il trapano ed ho fatto alcuni buchi in una cassapanca ed un paio di buchi nel muro. Avrei potuto farli in un pezzo di legno da buttare ma ho preferito farli
in posti dove rimanessero come ricordo.
Molto tempo dopo Luca trova tra gli attrezzi dello stucco e chiede a cosa serve:
abbiamo dato una spatola a Linda ed a Luca e li abbiamo lasciati tappare i buchi fatti in precedenza con il trapano.
Questa è una casa che si piega ai bisogni dei bambini.

Giochi. Abbiamo tanti giochi, cerchiamo di selezionarli bene, cerchiamo di comprare quelli più interessanti, stimolanti, fatti meglio ... Ma la verità è che abbiamo imparato
che i giochi non sono, almeno per i bambini piccoli, ciò che fa la differenza.
Credo di aver capito che ai piccoli ciò che veramente interessa sono gli spazi, i materiali, le simulazioni. E per simulare tutto va bene.


Dal basso verso l'alto.  L'altra cosa che facciamo è lasciare che la casa cresca da sola dal basso verso l'alto insieme ai bimbi. Per più di un anno l'unico spazio interessante era il pavimento.
Piano piano ci siamo alzati fino a raggiungere una settantina di centimetri e qualche piano di lavoro.
Adesso, molto lentamente, ci stiamo lanciando alla conquista delle pareti che avevamo sempre lasciato spoglie (tranne che nella stanza dei giochi dove erano tutte disegnate).


Questo facciamo.
Queste sono alcune delle cose che facciamo in casa.
Alcuni dei tentativi di far crescere bene i nostri bambini.
Perché, forse vale la pena di ricordarlo, si cresce una volta sola
e far crescere bene i bambini è più importante di tenere le pareti pulite.

Alcuni aspetti che abbiamo scoperto essere importanti sono:
spazio per l'uso del corpo, libri, disegno e manualità,
libertà dei bambini, non incanalare i loro pensieri e le loro azioni,

La casa siamo noi.
La casa siamo noi.
La casa siamo noi nel non cosciente.
La casa è l'abbraccio, il nostro abbraccio.
La casa è lo spazio dei pensieri.
La casa è la risposta psichica all'esigenza di crescere.








martedì 14 ottobre 2014

3 Anni

3 Anni
I bimbi hanno compiuto 3 anni.
E' tempo di lasciare andare la parola bimbi e cominciare a chiamarli bambini.

"Ciao a dopo" ti dicono quando li lasci a scuola
ed insieme alla gioia di vederli prendere sicurezza nel mondo
ti arriva pieno il fatto che sono ormai bambini.

Tutto
Abbiamo condiviso tutto in questi anni con loro.
Gli spazi, i tempi, le attività.
Abbiamo giocato, viaggiato, fatto acquisti e lavoretti, visitato posti e persone.
Pianto, riso, dormito, saltato, gioito.
Tutto, sempre insieme a loro.
Adesso ciascuno sta prendendo poco per volta i suoi spazi ed i suoi tempi.

Eravamo dell'idea che fosse importante stare con loro
in questi primi anni.
Forse c'era anche un nostro bisogno si stare con loro (e non riesco a farmene troppo una colpa)
ma sentivamo anche una forte loro esigenza di sentire qualcosa
di stabile e sicuro su cui poggiare tutto quello che verrà dopo.
Eravamo ligi al pensiero che un bambino sa da solo quando è il momento di separarsi
e comincia allora a chiederlo.

C'era stato, è vero, il nido l'anno scorso,
tre ore di distacco ogni mattina, ma psicologicamente
il vero distacco è arrivato adesso.

Voce in capitolo
Abbiamo dato voce in capitolo ai bimbi su tutto.
Per quanto folle possa sembrare abbiamo dato loro
voce in capitolo in molte delle decisioni quotidiane:
dove andiamo, cosa facciamo, cosa mangiamo, che libro compriamo, ...
Tavolta questo ha creato dei problemi
(come nel caso di Luca che per un anno ha voluto usare solo 3 magliette)
ed ha messo noi in condizioni a volte impossibili.

Il terzo anno di vita dei bimbi è stato
un anno di accordi, contrattazioni, discussioni, decisioni.
Noi speriamo (!!!) che questo nostro aver dato loro ascolto il più possibile,
ripagherà in futuro: i bimbi hanno acquisito sicurezza ed identità
e tutti abbiamo imparato a dialogare e rapportarsi con gli altri.

Forse, più di ogni altra cosa, questo abbiamo fatto:
imparare a stare insieme, imparare ad ascoltare,
imparare a sentire le esigenze altrui.

Spesso durante l'anno mi chiedevo:
che senso ha quello che sta succedendo?
che senso hanno tutte queste discussioni
e tutto questo loro fissarsi su qualunque cosa?

Perché non passare le giornate semplicemente a giocare allegramente?

Adesso capisco un po' meglio,
la comprensione della realtà umana viene prima di tutto
ed è per un bambino molto più interessante ed importante
che semplicemente passare le ore con i giocattoli.

La porta del bagno
Dicevo cha abbiamo condiviso tutto.
Beh, ecco, ...
Per problemi tecnici (mancanza di tempo, un tumore, ...)
non abbiamo ancora comprato la porta del bagno (provvederemo presto),
ma questo fatto è stato anche utile.
I bimbi sono sempre venuti a vedere cosa fa uno in bagno
(e talvota sono andati anche a curiosare cosa fanno gli ospiti)
ed è così che hanno imparato (ormai da tempo) a fare pipì e popò in bagno.
Hanno guardato, chiesto, indagato a lungo e poi hanno cominciato
ad usare il water da soli.
Hanno invece sempre rifiutato il vasino.

Adattatori
Per qualche motivo siamo sempre stati contrari agli adattatori:
tutto ciò che serve ad adattare il mondo degli adulti al mondo del bambino,
che serve a simulare il mondo degli adulti,
che serve per comodità agli adulti senza considerare le esigenze del bimbo,
che serve a contenere il bimbo.
Adattatore per il water, vasino, seggiolone, sdraiette, seggiolino per la macchina,
passeggino, riduttore per il letto, box, letto con le sbarre, bicchiere con tappo,
rotelle per la bicicletta ...
Forse, lo ammetto, siamo troppo estremisti ma dietro a questo
estremismo ci sono i seguenti pensieri.
Il bambino ha il suo modo di stare al mondo, secondo i suoi spazi, le sue misure,
la sua visione sull'uso ed il senso degli oggetti.
Chiedere al bambino di adattarsi lo costringe a fare le cose seconde modalità non sue
ancor prima di aver potuto provare a trovare la sua strada.
Ciò che un bambino usa deve essere fatto per il bambino
e non per la comodità dell'adulto.
Meglio far adattare l'adulto:


Questo è il nostro tavolo comune, in cui mangiamo tutti insieme (compresi gli ospiti quando ci sono). Non è difficile per un adulto stare sulle seggioline e non costringe i bimbi stare legati a tavola:
ci stanno finché interessa loro.

Mangiare
Da sempre abbiamo lasciato che i bambini mangiassero quello che volevano
(tra quello che c'è) e quanto ne volevano.
Ed erano liberi di andare via da tavola quando volevano.
Ci sono stati, all'inizio (ormai due anni fa quasi), momenti in cui ci chiedevano
se non stessimo facendo un disastro,
ma come ci hanno detto anche esperti di psichiatria infantile:
mangiare è un fatto del tutto personale,
il bambino sa benissimo gestirlo da solo.

Funziona.

Figura umana
Dicevo in un altro post che Linda disegna delle figure umane.
Eccone due:

Le "scritte" sotto alla figura umana sono, nell'idea di Linda, l'elenco degli invitati al suo compleanno


ciao,
guzman.


















venerdì 10 ottobre 2014

La decisione.

PET: non rileva più nessuna attività metabolica tumorale.
La decisione: i dottori hanno deciso di non operarmi per rimuovere i linfonodi coinvolti,
mi terranno sottocontrollo per vedere come vanno le cose.

______________________________________________

Mi sono perso negli anni.  A 16 anni in particolare.
Ho delle attenuanti. Erano condizioni troppo difficili quelle che affrontavo:
ho raccontato già, posso forse aggiungere qualcosa.

La scoperta dell'altro sesso, le ragazze.
La scoperta della psichiatria.
Avevo allora una particolare e profonda spontaneità, naturalezza, irrazionalità.
So che era così.
E per questo mi trovai ad affrontare uno scontro durissimo
con alcuni professori, con alcuni compagni di classe e soprattutto con mio padre.

Persi le forze, la sicurezza, l'immagine di me stesso.
Ho lottato come ho potuto per ritrovarla.
Ho tentato di resitere, non sempre sono riuscito.
Sono passati gli anni, molti.

Adesso, e non so bene ancora perché,
pare che ne sono uscito.
Qualcosa ha cominciato a funzionare di nuovo.
Mi sono liberato di qualcosa che mi bloccava
ma non capisco come è successo.

E' tornata la vitalità?
E, se si, cosa o chi mi ha costretto a ricrearla?

Trasformazione.

guzman.






venerdì 3 ottobre 2014

Trasformazione

Passavano gli anni.
Ma il cambiamento sperato, la trasformazione, non arrivava.
La ricerca era sempre continuata
grazie forse soprattutto ad una sorta di autoimposizione
che diceva che quel cambiamento doveva essere possibile.
Ma quel cambiamento, appunto, tardava ad arrivare.
Peggio, non si scorgevano neanche i segni
che quel cambiamento fosse in avvicinamento.
Ed anzi, era frequente scorgere i segni
di un cambiamento in direzione contraria. Di un peggioramento.
Una sorta di machiavellico e diabolico meccanismo
faceva si che gli sforzi per andare in una direzione
si trasformassero in spostamenti nella direzione contraria.

Lo schema si ripeteva da anni.
Il meccanismo era chiaro in tutte le sue dinamiche.
Chiaro come lo è un meccanismo con leve, molle ed ingranaggi
quando se ne sono scritte le equazioni che lo regolano.

Un solo aspetto sfuggiva ancora alla comprensione
ed era quale fosse la fonte di energia di quel meccanismo perverso.
Cosa faceva funzionare quel motore ?
Qual'era il carburante ?
Perché continuava ad alimentarsi anche dopo anni
che sembrava che la benzina gli fosse stata tolta ?

Bramosia, residui di rabbia, residui di odio (forse).
E poi sotto ancora: bisogno.
Questa era la benzina, il bisogno.
Il bisogno di conferme, il bisogno di rassicurazioni
rendeva ogni occasione di crescita
un rischio mortale di delusione,
trasformava la possibilità di riuscita in angoscia di fallimento.

Ad essere onesti,
forse negli anni il bisogno era un po' diminuito
ma il motore azionava ancora con grande potenza il meccanismo invertitore
ed i tentativi di trasformazione, i tentativi di rinascita,
diventavano momenti di astrazione e perdita di rapporto con la realtà.

Mancava qualcosa che bloccasse quel meccanismo
o che lo facesse funzionare in maniera diversa.
Mancava una piccola leva forse, o un piccolo ingranaggio.


Anzi no.
Due.
Erano due i pezzetti che mancavano perché tutto funzionasse a modo.

Due piccoli pezzettini.
Due piccoli pezzettini avrebbero risolto il problema.
Adesso lo so.

Adesso che due piccoli pezzettini hanno risolto il problema.

Traduco:
Linda e Luca mi costringono alla trasformazione.
Mi costringono a riuscire le separazioni mai riuscite.
Mi costringono a crescere ed a superare
le crisi ed i fallimenti irrisolti.

Adesso il meccanismo fila via molto più fluido
e soprattutto nella direzione giusta.
Senza più quella componente autolesionesista
che gli faceva invertire il senso delle spinte.

Adesso è necessario.
Adesso la capacità di trasformazione risponde
a un'esigenza di presenza umana
alla quale mi piace non sottrarmi.

guzman.


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Questo era il post del 22 Novembre 2011

Mi andava di rimetterlo. Mi dice ancora molto.
La trasformazione a cui Luca e Linda
mi hanno costretto è stata enorme e continua lavorare fortemente su di me.

E sul concetto di trasformazione
riespongo alcuni idee di Massimo Fagioli.

Solo gli esseri umani sono capaci di fare trasformazioni,
non semplicemente cambiamenti fisici,
ma trasformazioni interne, psicologiche, di realtà umana profonda.
Solo il concetto di trasformazione
rende possibile la guarigione dal malessere psichico,
senza di quello c'è solo contenimento del malessere,
gestione razionale del problema, isteria, euforia.

Il nome della rivista LEFT (su cui scrive Fagioli)
ha un significato geniale:
liberta uguaglianza fraternità e ... trasformazione.
Oltre alle prime tre ben note parole
si aggiunge la parola trasformazione (dell'essere umano)
per ottenere la definizione della sinistra (left). Geniale.
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mercoledì 1 ottobre 2014

A caso.

Scrivo a caso, di tante cose.

Scrivo per cominciare della mia ingenuità nel credere
che la vita sia facile e che tutto si possa superare.
Ingenuità che diventa identità quando poi si riesce.

Scrivo della scuola materna di Luca e Linda
che, nonostante l'ovvio impegno che richiede a tutti,
sta piacendo a noi ed ai bimbi.
Tornano stanchi, un po' nervosi talvolta, ma si avverte,
molto più dell'anno scorso, che si tratta di un impegno sostenibile.
Si avverte che il distacco da noi non è più traumatico
e che ciò che accade a scuola viene visto come interessante.

Scrivo di Picasso. Siamo andati a vedere la mostra su Picasso
che c'è adesso a Palazzo Strozzi. Ci siamo andati con i bimbi.
Eravamo disposti a starci anche solo venti minuti.
Ci siamo stati invece un'ora e mezza, anche grazie ad uno spazio
dedicato ai bambini con libri, fogli e matite.
Era bello sentire parlare Luca e Linda di "Picasso".
Non so bene che cosa significasse per loro "Picasso", la parola "picasso" intendo.
Capivano qualcosa riguardo al fatto che i quadri nella mostra
li aveva dipinti un certo "Picasso" e che costui si sarebbe arrabbiato molto
se disegnavano sui suoi quadri con i pennarelli ...
ma poi aggiungevano commenti che lasciavano capire che il significato di "picasso"
era nelle loro menti una nube informe.
Linda per esempio ha detto che Milena (la sua bambola preferita)
aveva incontrato Picasso a roma ... ok, tutto bene fino a qui ...
e poi ha aggiunto che era un picasso tutto rosa perché era da femmine.
Boh!? .... Adoro i commenti dei bimbi.


Scrivo, ancora, di Linda che adora i bambini piccoli.
Fa domande sui bambini in pancia, sul parto e passa ore con la sua bambola.
In questi giorni ha anche lei la sua bambina in pancia, sulla pancia,
l'ha chiamata giuggiola:

Scrivo di Luca. Adora le simulazioni: il mercato, il cantiere, il ristorante, ...
Quando è il momento del cantiere, ossia per metà del tempo in cui gioca,
tutti i giochi che abbiamo (tubi, lego, incastri, animali, macchinine, ...)
diventano materiale per l'edilizia
e quando è il momento del mercato e del ristorante, ossia l'altra metà del suo tempo,
tutti i giochi si trasformano in pizze ed ortaggi.
Sono mesi che non vediamo usare i giochi per l'uso per cui sono stati previsti.

cantiere e mercato nella stanza dei giochi
Sono ormai mesi anche che Luca e Linda chiedono il perché di tutto.
La parola "perché" vuol dire tante cose per loro:
"me ne parli ancora?", "come funziona?", "che significa?" ...
A volte entrano in loop e continuano a chiedere perché ad oltranza,
anche quando non ha più senso ... tipo: "guarda c'è un gatto nero" "perché".

per oggi basta,
continuo presto ancora a caso ...
ciao,
guzman.



martedì 30 settembre 2014

Riverniciare

Nelle pareti della stanza dei giochi non c'era più posto per i disegni.
Abbiamo, tutti insieme, riverniciato di bianco alcune parti.

[Abbiamo solo una foto perché la maccchina si è scaricata]




ciao,
guzman.

lunedì 22 settembre 2014

Al mare.

All'inizio di settembre siamo andati una settimana al mare (a Follonica).
Siamo andati in treno portandoci le bici e due zainetti.
Questo è tutto ciò che abbiamo portato:


E' andata bene.
Io stavo ritrovando le forze e uno stacco ci serviva.
Ed ai bimbi è piaciuto.








altre foto: Follonica Parte 2
altre foto: Follonica Parte 3

ciao,
guzman.