Gödel: Secondo Teorema di Incompetezza.
In questo
paragrafo facciamo ancora alcune osservazioni sul Primo Teorema di
Incompltezza di Gödel e tra queste enunciamo il Secondo Teorema
di Incompletezza di Gödel.
Non possiamo qui
accennare alla dimostrazione del Primo Teorema di Gödel perché
è veramente troppo tecnica ed avanzata ma l'essenza della
dimostrazione risiede nel fatto che Gödel grazie ad una
costruzione molto sofisticata riesce a far parlare l'aritmetica di se
stessa, riesce cioè a costruire degli enunciati aritmetici che
possono essere interpretati come affermazioni sulla dimostrabilità
di altri enunciati aritmetici.
In particolare
Gödel mostra che in qualunque teoria matematica in grado di
contenere al suo interno l'aritmetica si può costruire un
enunciato aritmetico che se interpretato può essere così
tradotto:
- Questo è un enunciato non dimostrabile.
Difronte ad un
tale enunciato abbiamo due possibilità:
- L'enunicato è falso: ed allora è un enunciato dimostrabile ma un enunciato falso non può essere dimostrabile, quindi si giunge a una contraddizione.
- L'enunciato è vero: ed allora è vero che non è dimostrabile. Questa possibilità ha perfettamente senso: l'enunciato è vero ma non è dimostrabile.
Per cui verità
e dimostrabilità non coincidono.
Possiamo
interpretare la dimostrazione del Primo Teorema di Gödel come un
raffinamento del paradosso del mentitore. Il paradosso del mentitore
è dato dalla frase “Io sto mentendo”: se è vero che
mento allora la frase è vera ma allora quello che dico deve
essere una bugia per cui non deve essere vero che sto mentendo ...
ecc.
Il paradosso del
mentitore è un paradosso senza soluzione, è una frase
mal costruita che porta a contraddizioni.
L'enunciato invece
“Io sono un enunciato non dimostrabile” non porta a
contraddizioni ed ha come soluzione il pensare che debba essere vero
ma non dimostrabile.
Ribadiamo che la
dimostrazione di Gödel è drasticamente più tecnica
e raffinata e fa solo uso dell'aritmetica e non di metaragionamenti
che esulano dalla matematica. Si tratta di una vera e propria
dimostrazione data all'interno della stessa teoria matematica di cui
sta ragionando.
Veniamo allora al
Secondo Teorema di Incompletezza di Gödel.
Abbiamo visto che
il Primo Teorema ci dice che vi sono enunciati non dimostrabili.
Bene, il Secondo Teorema peggiora ancor più la situazione
perché dà un esempio molto significativo di enunciato
non dimostrabile. Gödel riesce a dimostrare (sempre in via
strettamente formale) che:
- La consistenza degli assiomi di una teoria matematica non può essere dimostrata dalla teoria stessa.
In altre parole
quando si usa una teoria matematica non si può mai sapere se
la teoria stessa è non contraddittoria. Se un giorno avviene
che si perviene a una contraddizione allora ovviamente abbiamo
scoperto di avere a che fare con una teoria non consistente ma se,
viceversa, non si sono ottenute contraddizioni per il momento, nulla
può garantirci la consistenza della teoria: le contraddizioni
potrebbero arrivare più avanti.
Questa è la
verità della situazione: la matematica poggia tutta su un
insieme di dieci assiomi ma non potremo mai dimostrare che questi
assiomi non portano a contraddizioni. Possiamo solo sperare in bene.
L'affermazione “Questi assiomi non sono contradditori” è
un esempio di enunciato non dimostrabile all'interno della teoria
matematica stessa. E, ripeto, l'enunciato “la non cotraddizione
degli assiomi non è dimostrabile” è un teorema nella
teoria stessa.
Torniamo allora ad interpretare il senso umano di ciò che la matematica ci offre.
Facciamoci
coraggio e proviamo a dire che forse quello che abbiamo visto qui ci
racconta qualcosa sulla razionalità. Abbiamo visto che la
razionalità non può poggiare su stessa ed ha bisogno di
basi (corrispondenti in matematica agli assiomi), adesso,
trasportando i risultati di Gödel, possiamo forse spingerci a
dire che anche dotando la razionalità di buone basi, essa non
riesce a raggiungere la verità delle cose, non tutta. Forse
perché non riesce a parlare di se stessa, perché non
riesce a dire da dove nasce, o forse perché se parla di stessa
dice bugie (come le teorie matematiche che tentano di dimostrare la
propria consistenza).
Torneremo
sull'origine della razionalità.
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