Assioma di identità (o
estensionalità).
La matematica
tutta poggia su 10 assiomi dai quali, con regole di inferenza
precise, è possibile dedurre tutti i risultati noti della
matematica. Il primo di questi assiomi è l'assioma di identità
(o estensionalità).
L'assioma di
estensionalità ci dice che l'identità è definita
in base agli elementi posseduti: se due insiemi possiedono gli stessi
elementi allora sono uguali.
Siccome vogliamo
trovare nessi tra quello che questi assiomi dicono e il senso che può
assumere la matematica per i ragazzi e per gli esseri umani in
generale, comincerei col sottolineare che questo assioma trasportato
nel mondo umano sarebbe una totale negazione della realtà
umana: “due esseri umani sono uguali se possiedono gli stessi
oggetti o se possiedono le stesse conoscenze”, “l'identità
umana è data dal possedere oggetti e conoscenze”. Un falso
assoluto, ovviamente.
E prima di
procedere rispondo subito ad un'ovvia obiezione che potrebbe sorgere:
“perché trasportare questi assiomi dal mondo matematico al
mondo degli esseri umani?”.
Perché
forse è questo ciò che avviene nelle menti dei ragazzi.
I ragazzi sono molto bravi a cogliere il senso profondo delle
affermazioni e sono altrettanto bravi a trascurare il significato
delle affermazioni stesse qualora il senso non sia da loro condiviso.
Rafforzo e
chiarisco.
La matematica si scopre o si crea?
Rafforzo e
chiarisco il mio pensiero.
Stiamo parlando
del primo assioma su cui poggia tutta la matematica. Mi sembra
pacifico pensare che, in quanto primo assioma, è un assioma
che dà una forte impronta alla matematica tutta ed al modo con
cui essa viene percepita.
La domanda che
sorge è allora la seguente: la matematica si scopre o la
matematica si crea?
Se la matematica
si scopre allora non vi è spazio per interpretazioni poetiche
di immagini oniriche nei meandri dei suoi assiomi e teoremi. Ma se la
matematica invece si crea allora vi sono più modi di crearla,
di pensarla, di raccontarla e di fondarla.
Se fra i possibili
modi di crearla e pensarla è venuto alla mente dei matematici
del secolo scorso di iniziare la matematica tutta con un assioma che
dice “due insiemi sono uguali se hanno gli stessi elementi” ci si
può chiedere qual'è l'immagine, il senso, il pensiero,
il movimento della mente che ha portato i matematici in questa
direzione.
La mia
interpretazione, o quantomeno ipotesi di ricerca, è che dietro
a questo assioma ci sia l'immagine che dice che la mente umana è
come un “sacco di patate”, come una “tabula rasa”, come un
contenitore da riempire: due menti riempite allo stesso modo saranno
uguali.1
In altre parole,
la ricerca che sto tentando ci porta alla seguente domanda:
quanto e come il pensiero della “tabula rasa” ha portato
culturalmente a fondare la matematica sulla teoria degli insiemi? Si potrebbero dare
basi diverse alla matematica?
In tutta onestà,
non lo so. Ho delle ipotesi, ho una ricerca da raccontare.
Ho delle immagini
in mente e vorrei condividerle.
E' qui che
comincio ad addentrarmi in territori sconosciuti fatti di immagini ed
interpretazioni.
Immagini non
definite, interpretazioni non categoriche.
[1 - Questo
è anche il filone di pensiero che porta al concetto di
psicofarmaco: se la mente altro non è che un insieme di
tubature in cui introdurre concetti, allora le malattie della mente
si curano regolando i flussi di tali concetti e ciò può
essere fatto in due modi: gestendo l'introduzione dei concetti
oppure gestendo i rubinetti attraverso cui fluiscono i concetti. I
rubinetti sarebbero i neurotrasmettitori e gli psicofarmaci altro
non fanno che variarne i livelli. In quest'ottica non vi è
spazio per i pensieri che nascono dalla mente stessa.]
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