Paradosso di Russell
Vediamo allora le
basi storico-tecniche della spinta alla sistematizzazione della
matematica.
Nel 1901 Bertrand
Russell si rese conto che se gli insiemi si potevano costruire a
piacimento senza seguire precise regole si andava incontro a
contraddizioni.
Esponiamo qui il
famoso paradosso di Russell, prima in modo informale e poi in modo
formale.
Supponiamo che
vogliamo fare un catalogo di cataloghi di libri.
Potrebbe capitare
che alcuni cataloghi di libri elenchino se stessi fra i libri
catalogati. (Per esempio il “Catalogo dei libri il cui titolo
comincia per C” potrebbe elencare se stesso tra i libri che
cominciano per C).
Ecco, noi vogliamo
fare il catalogo di tutti i cataloghi che non elencano se stessi
al loro interno.
Sembra sensato.
Chiamiamo Catalogo M il nostro catalogo che elencherà quindi
tutti e soli i cataloghi che non elencano se stessi al loro interno.
Se decidiamo di
non elencare il Catalogo M all'interno del Catalogo M allora il
Catalogo M è un catalogo che non elenca se stesso e perciò
dovrebbe essere elencato nel Catalogo M.
Se decidiamo
invece di elencare il Catalogo M all'interno del Catalogo M allora il
Catalogo M non dovrebbe essere elencato nel nostro Catalogo M. In
ogni caso perveniamo a una contraddizione.
Il paradosso di
Russell si può raccontare anche con la storia del barbiere che
fa la barba solo a coloro che non se la fanno da soli: se tale
barbiere decide di farsi la barba contraddice se stesso perché
la deve fare solo a coloro che non se la fanno da soli; se invece
tale barbiere non si fa la barba da solo allora, proprio per questo,
dovrebbe fare la barba a se stesso.
In maniera più
formale il paradosso di Russell deriva dal tentare di costruire
l'insieme R di tutti gli insiemi che non hanno se stessi come
elementi. Ecco cosa succede: se R non appartiene a R allora, per
definizione, abbiamo che R è un elemento di R. E, viceversa,
se R appartiene a R allora, per definizione, R non deve essere un
elemento di R. In ogni caso non vi è soluzione e siamo a una
contraddizione.
I matematici si
resero conto che la soluzione a questo paradosso sta nel fatto che si
tratta di definizioni mal poste. Bisognava trovare delle regole,
degli assiomi, che dicessero quali sono le costruzioni possibili che
si possono fare con gli insiemi.
Questa fu la
spinta teorico-tecnica a tentare una sistematizzazione della teoria
degli insiemi e della matematica tutta.
In termini umani
possiamo tradurre e dire che i matematici dovettero accettare che la
razionalità non può poggiare su stessa e che tutte le
volte che vi è autoreferenzialità si finisce per girare
su stessi senza pervenire a niente. Bisognava scegliere delle basi da
cui partire.
Il paradosso di
Russell costringerà i matematici ad introdurre anche l'assioma
di fondatezza (di cui parleremo più avanti) che evita appunto
che un insieme possa appartenere a se stesso o che esistano catene
infinite discendenti di insiemi ciascuno avente fra i suoi elementi
l'insieme successivo della catena:
A1
϶ A2 ϶ A3 ϶ A4 ϶ A5 ϶ A6 ϶ A7 ϶ ...
(ricordiamo che il
simbolo ϶ significa “ha come
elemento”).
Bisogna che gli
insiemi siano ben fondati, abbiano una base. Non devono esistere
annidamenti infiniti come questo:
{{{{{{{{{
... }}}}}}}}}
dove le parentesi
si annidano a oltranza.
Questo tipo di
costruzioni con annidamenti infiniti richiama alla mente le
elucubrazioni dell'uomo razionale e del filosofo che non riescono a
trovare il bandolo della matassa perché hanno escluso dal loro
pensiero il pensiero non cosciente fatto di immagini che dà
concretezza ed identità all'essere umano.
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