giovedì 20 agosto 2015

Nascita della matematica nella mente umana.


La nascita della matematica nella mente umana.

Nasce il tempo nella mente umana. Nasce perché la mente umana è in grado di concepire le trasformazioni; meglio, è in grado di affrontare trasformazioni. Trasformazioni del pensiero.
E' in grado di rendere non esistente ciò che è e di rendere esistente ciò che non è. E' in grado di far sparire e di ricreare. Questa è l'attività intensa a cui va incontro la mente del bambino appena nato.

Il bambino fa sparire, nella mente, il mondo materiale freddo ed aggressivo e ricrea, con la capacità di immaginare, la memoria-fantasia delle sensazioni intrauterine avute dalla stimolazione della pelle. Con questa immagine in mente, grazie a questa immagine, il bambino si volge alla ricerca di un essere umano altro da sé.
Ed allora, noi pionieri di questa terra sconosciuta a metà tra psicologia e pensiero matematico, ci chiediamo se la matematica non nasca proprio in quel momento, in quel volgersi del bambino alla ricerca di un essere umano altro da sé.
Ci chiediamo: è possibile ipotizzare che la nascita del tempo nella mente umana sia anche la nascita della matematica?
Questa capacità di percepire il movimento del tempo, di cui abbiamo parlato in questi paragrafi, potrebbe portare con sé la capacità di contare.
Questo passare da qualcosa che sparisce a qualcosa che compare potrebbe essere l'archetipo di quello che sarà il contare: ci si separa da un prima per andare a un poi. O, detto con parole contrarie, il contare potrebbe essere la traccia, la memoria, l'immagine, l'essenza di quello che fu attuare la fantasia di sparizione contro la realtà materiale per poi, in un tempo non quantificabile, immaginare che dovesse esistere un altro essere umano diverso da se stessi.
Tempo e contare sono intimamente connessi. Il muoversi degli eventi nel tempo scandisce un ritmo che diventa contare. Ed allora ci chiediamo se il primo numero fu lo 0 della fantasia di sparizione contro il mondo o se invece il primo numero fu l'1 della memoria-fantasia delle sensazioni intrauterine che crearono la mente ed il corpo umano del neonato, seguito poi dal numero 2 che fu la speranza-certezza che esiste un seno.

E poi ancora. Abbiamo detto che la matematica è studio delle relazioni, degli schemi, delle delle funzioni, delle trasformazioni, rappresentate astrattamente e genericamente con delle frecce. Ci chiediamo allora se queste trasformazioni, queste frecce, che la matematica studia non siano la memoria e l'astrazione di quel primo movimento che la mente del neonato fa per andare verso, volgersi, indirizzarsi, rapportarsi, attaccarsi, ...
Ci chiediamo cioè se la mente umana non sia in grado di fare matematica proprio in virtù del fatto che essa nasce con un movimento di ricerca, di trasformazione.
Il neonato fa sparire il non umano e si volge alla ricerca dell'umano: possiamo forse immaginare che questa è la prima freccia. Possiamo pensare che la prima freccia sta nel concetto di pulsione, che la freccia sta nel concetto di rapporto.
La freccia è l'immagine essenziale della speranza-certezza che esiste un seno.
La matematica nasce dall'astrazione del concetto di relazione, nasce dall'astrazione del rapporto del neonato con la mamma. Nasce da questa capacità del bambino di cercare il contenuto.
La matematica prende l'idea del tempo e del rapporto dai primi movimenti della mente ... poi si indirizza a studiare il mondo ... astratto.

Scrive Fagioli:

Ma io pensai alla formula geniale E=mc2 e vidi che il pensiero parlava con la matematica e non aveva espressione verbale. Mi chiedo, mi sono sempre chiesto, se quell'espressione del pensiero in cui le lettere diventano numero, renda, possibile, la conoscenza dell'istinto di morte. La capacità di immaginare, con la matematica, è soltanto nel rapporto con il mondo. E', forse, linea pura”.
Left, Ottobre 2014, n.41.



Segue.


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