La nascita della matematica nella mente umana.
Nasce il tempo
nella mente umana. Nasce perché la mente umana è in
grado di concepire le trasformazioni; meglio, è in grado di
affrontare trasformazioni. Trasformazioni del pensiero.
E' in grado di
rendere non esistente ciò che è e di rendere esistente
ciò che non è. E' in grado di far sparire e di
ricreare. Questa è l'attività intensa a cui va incontro
la mente del bambino appena nato.
Il bambino fa
sparire, nella mente, il mondo materiale freddo ed aggressivo e
ricrea, con la capacità di immaginare, la memoria-fantasia
delle sensazioni intrauterine avute dalla stimolazione della pelle.
Con questa immagine in mente, grazie a questa immagine, il bambino si
volge alla ricerca di un essere umano altro da sé.
Ed allora, noi
pionieri di questa terra sconosciuta a metà tra psicologia e
pensiero matematico, ci chiediamo se la matematica non nasca proprio
in quel momento, in quel volgersi del bambino alla ricerca di un
essere umano altro da sé.
Ci chiediamo: è
possibile ipotizzare che la nascita del tempo nella mente umana sia
anche la nascita della matematica?
Questa capacità
di percepire il movimento del tempo, di cui abbiamo parlato in questi
paragrafi, potrebbe portare con sé la capacità di
contare.
Questo passare da
qualcosa che sparisce a qualcosa che compare potrebbe essere
l'archetipo di quello che sarà il contare: ci si separa da un
prima per andare a un poi. O, detto con parole contrarie, il contare
potrebbe essere la traccia, la memoria, l'immagine, l'essenza di
quello che fu attuare la fantasia di sparizione contro la realtà
materiale per poi, in un tempo non quantificabile, immaginare che
dovesse esistere un altro essere umano diverso da se stessi.
Tempo e contare
sono intimamente connessi. Il muoversi degli eventi nel tempo
scandisce un ritmo che diventa contare. Ed allora ci chiediamo se il
primo numero fu lo 0 della fantasia di sparizione contro il mondo o
se invece il primo numero fu l'1 della memoria-fantasia delle
sensazioni intrauterine che crearono la mente ed il corpo umano del
neonato, seguito poi dal numero 2 che fu la speranza-certezza che
esiste un seno.
E poi ancora.
Abbiamo detto che la matematica è studio delle relazioni,
degli schemi, delle delle funzioni, delle trasformazioni,
rappresentate astrattamente e genericamente con delle frecce. Ci
chiediamo allora se queste trasformazioni, queste frecce, che la
matematica studia non siano la memoria e l'astrazione di quel primo
movimento che la mente del neonato fa per andare verso, volgersi,
indirizzarsi, rapportarsi, attaccarsi, ...
Ci chiediamo cioè
se la mente umana non sia in grado di fare matematica proprio in
virtù del fatto che essa nasce con un movimento di ricerca, di trasformazione.
Il neonato fa
sparire il non umano e si volge alla ricerca dell'umano: possiamo
forse immaginare che questa è la prima freccia. Possiamo
pensare che la prima freccia sta nel concetto di pulsione, che la
freccia sta nel concetto di rapporto.
La freccia è
l'immagine essenziale della speranza-certezza che esiste un seno.
La matematica
nasce dall'astrazione del concetto di relazione, nasce
dall'astrazione del rapporto del neonato con la mamma. Nasce da
questa capacità del bambino di cercare il contenuto.
La matematica
prende l'idea del tempo e del rapporto dai primi movimenti della
mente ... poi si indirizza a studiare il mondo ... astratto.
Scrive Fagioli:
“Ma io pensai
alla formula geniale E=mc2 e vidi che il pensiero parlava
con la matematica e non aveva espressione verbale. Mi chiedo, mi sono
sempre chiesto, se quell'espressione del pensiero in cui le lettere
diventano numero, renda, possibile, la conoscenza dell'istinto di
morte. La capacità di immaginare, con la matematica, è
soltanto nel rapporto con il mondo. E', forse, linea pura”.
Left, Ottobre 2014, n.41.
Left, Ottobre 2014, n.41.
Segue.
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